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PRESENTAZIONE DEL PROGETTO RHODA 'numeri con qualità' Lavorare in modo innovativo nella didattica della matematica è un'esigenza riaffermata anche nel documento sui "saperi". Ci stiamo provando in tanti, speriamo che ne esca qualcosa di buono. Riuscire a dare un senso a ciò che si propone ai bambini, nell'attività matematica, è uno degli obiettivi che si propongono la metodologia e il software del Progetto Rhoda. Si tratta di riuscire ad associare al numero il suo ruolo logico sia nella singola operazione che nella struttura complessiva di un problema a più operazioni: numeri con "qualità". L'analfabeta nel suo mondo, anche se complesso, si muove con sicurezza perché ha ben chiaro il senso di ogni situazione. Passare dal mondo esplorato e posseduto dal bambino, prima della scolarizzazione, alla costruzione dei concetti generali e delle relazioni (non solo quantitative ma anche merceologiche) nelle strutture matematiche è uno dei compiti della scolarizzazione. Fornire una guida, non solo linguistica, in questo passaggio, è ciò che ci si propone e di cui il software vuol essere l'esemplificazione. Software interattivo per i bambini, ma anche software come strumento di comunicazione con gli insegnanti. Raccontare la metodologia è come raccontare una ricetta, o come spiegare l'uso di un software. Le parole rischiano di non essere efficaci, comunque l'interpretazione è faticosa e qualche passaggio può essere frainteso o anche omesso. I particolari, però, nell'artigianato (e la didattica è artigianato) sono spesso fondamentali. Si tratta di proposte aperte: l'insegnante le può modificare secondo le sue esperienze, personalizzarle in funzione degli utenti. I bambini cambiano, le caratteristiche delle classi sono sempre diverse nello spazio e nel tempo. Il ruolo centrale è sempre quello dell'insegnante, inteso come "mastro" che guida, facendo e che invita a fare, guidando (1). Software come strumento per presentare proposte, se il computer, collegato ad un televisore, riesco ad averlo in classe. Computer utilizzabile in ogni momento, non relegato in spazi sacri e, anche se non è l'ultimo modello, va benissimo. Software che affianca la lavagna, che si aggiunge agli altri strumenti della didattica esaltando la specificità di ciascuno. Software come strumento flessibile al servizio dell'insegnante, e non il contrario, che libera energie da compiti ripetitivi, che permette percorsi personali, che non disperde l'attenzione, ma la focalizza su di un singolo aspetto. Cercare di porre al centro del lavoro il bambino, non la disciplina. Proporre attività che permettano la scoperta degli aspetti di generalizzazione e della regola, che evidenzino la logica e ne permettano l'analisi, separandola dal numero. Cercare di visualizzare le leggi, proporre modelli grafici e logici che occupano lo spazio intermedio tra la varietà delle situazioni numeriche, merceologiche, linguistiche e i segni convenzionali del linguaggio matematico. Fino a che punto si può rendere visibile l'invisibile? (2) Leggi, relazioni, rapporti sono esprimibili solo con simboli arbitrari e convenzionali, oppure si possono offrire, prima del simbolo, strumenti ancora significanti senza essere legati alla rappresentazione di oggetti o alle variabili dell'espressione linguistica? Come avere punti più avanzati di validazione dell'intervento didattico? L'altro aspetto del Progetto Rhoda è quello di permettere la liberazione della lingua da un uso ancillare rispetto alla matematica. Una lingua che non sia obbligata a servire da strumento di guida verso la soluzione del problema, ma che possa raccontare con tutta la sua possibile autonomia. Le storie che i bambini inventano sul problema ne rispettano la logica della struttura matematica, ma sono una diversa dall'altra. Favorire l'inserimento nella matematica del mondo della fantasia e degli affetti. Scrivere delle storie per leggerle ai compagni. Ascoltare le storie dei compagni e averne stimolo per le proprie. Scrivere perché si ha qualcosa da dire. Poter raccontare se stessi anche mentre si fa matematica, senza dover aspettare di poterlo fare solo con i bambolotti. Vivere la matematica come aspetto integrante della propria vita, non come momento separato e a volte angosciante. Poter lavorare in modo non episodico all'invenzione di problemi già in prima elementare, quando ancora non si possiedono tutti gli strumenti della lingua e del calcolo, ma si possiedono forti capacità logiche, dà fiducia e soddisfazione. Poter lavorare in modo autonomo permette di utilizzare il massimo delle proprie energie e delle proprie capacità, diminuendo i tempi dell'attesa e della noia per alcuni e quelli della frustrazione per altri. Nella classe le voci si alternano, la lezione frontale diminuisce, i contributi possono arrivare da tutti. Emilio Brengio
Siti internet http://digilander.iol.it/rhoda2000/
(1) Antinucci F. , Computer per un figlio, Laterza, 1999 (2) Sartori G., Homo videns, Laterza, 1999 |