Caucciù
Genere di grandi alberi, appartenenti alla famiglia delle Euforbiacee, comprendente una ventina di specie del Brasile settentrionale, specialmente della regione dell'Amazzonia. La specie più nota e coltivata è l'Hevea brasiliensis, che fornisce il caucciù di Hevea o para. È alta una ventina di metri; le foglie sono alterne, ellittiche o lanceolate, lunghe da 5 a 60cm, acuminate, glabre. I fiori, in pannocchie terminali, sono apetali, piccoli, con calice a 5 lobi, bianco, tegumentoso; hanno 10 stami disposti in due serie. Il frutto è una grande capsula che si apre in cocchi bivalvi. Ma il carattere più importante della pianta è la presenza di un lattice in vasi lactiferi della corteccia e della zona liberiana; questo lattice fornisce appunto la para, che vi è contenuta nella proporzione del 30-40%. Oggi la maggior parte della gomma è ottenuta da derivati del petrolio, ma fino a metà del Novecento si utilizzava soprattutto il lattice dell'Hevea brasiliensis.
Gomme naturali
In natura la gomma è presente come sospensione colloidale nel latice di alcune piante, la più importante delle quali è l'albero della gomma (Hevea brasiliensis), un'euforbiacea originaria del Sud America ma coltivata anche in Indonesia, nella penisola malese e nello Sri Lanka. Dal latice estratto da questa pianta si produce il caucciù. Le gomme ricavate dal latice di altre piante sono spesso contaminate da una miscela di resine e prima di essere utilizzate devono subire un processo di raffinazione. Importanti gomme grezze sono la guttaperca e la balata, prodotte da varie sapotacee tropicali. Esistono anche piante non tropicali produttrici di gomma, ad esempio il Parthenium argentatum o il tarassaco russo (Taraxacum kok-saghyz), che vennero coltivati durante la seconda guerra mondiale per far fronte all'inaccessibilità delle piantagioni di Hevea. Estrazione del latice Il latice viene estratto praticando incisioni diagonali nella corteccia dell'albero della gomma. Da ogni incisione, che si estende per un terzo o metà dell'intera circonferenza del tronco, si ricavano circa 30 ml di latice. Nelle piantagioni vengono coltivati 200-250 alberi per ettaro, in modo da ottenere una resa annua di circa 450 kg di latice per ettaro. Una volta estratto, il materiale viene filtrato, diluito con acqua e trattato con acidi per consentire alle particelle di gomma in sospensione colloidale di formare un aggregato che viene quindi schiacciato in pani, lastre o fogli sottili e asciugato. Proprietà chimico-fisiche La gomma è un idrocarburo bianco o incolore, un polimero dell'isoprene (C5H8). Alla temperatura di circa -200 °C si presenta come un solido trasparente e duro; è opaca e fragile tra 0 °C e 10 °C, mentre diviene morbida, elastica e traslucida al di sopra dei 20 °C. Se viene impastata e scaldata sopra i 50 °C, diventa plastica e viscosa, e si decompone a temperature superiori a 200 °C. La gomma è insolubile in acqua e non viene intaccata dalle basi e dagli acidi deboli; si scioglie invece nel benzene, nel petrolio, negli idrocarburi clorurati e nel disolfuro di carbonio. Viene rapidamente ossidata da alcuni agenti chimici, ma reagisce lentamente con l'ossigeno atmosferico. Origini storiche Le proprietà e le applicazioni della gomma, note già in epoca precolombiana alle popolazioni indigene del Sudamerica, e descritte da Colombo e da altri esploratori europei, rimasero pressoché ignorate per molto tempo. Nel 1736 il geografo e matematico francese Charles-Marie de La Condamine tornò da una spedizione geografica in Amazzonia con numerosi rotoli di gomma grezza e con la descrizione dei prodotti fabbricabili con essa. Ciò riaccese l'interesse scientifico per questa sostanza e per le sue proprietà. Nel 1791 il fabbricante britannico Samuel Peal brevettò un metodo per impermeabilizzare gli abiti, trattandoli con una soluzione di gomma in acqua ragia. L'instabilità delle proprietà della gomma, in particolare la forte dipendenza delle caratteristiche meccaniche ed elastiche dalla temperatura e in generale dalle condizioni esterne, rappresentava comunque il principale svantaggio di questa sostanza. I manufatti in caucciù diventavano rigidi e fragili in inverno e appiccicosi e maleodoranti in estate. Nel 1834 il chimico tedesco Friedrich Ludersdorf e il chimico statunitense Nathaniel Hayward scoprirono che l'aggiunta di zolfo alla gomma diminuiva sensibilmente la viscosità dei prodotti finiti. Partendo da questo presupposto, nel 1839 l'inventore statunitense Charles Goodyear scoprì che riscaldando una miscela di gomma e zolfo si eliminava il cattivo odore della sostanza, stabilizzandone al contempo le proprietà meccaniche; questo processo, detto "vulcanizzazione", rimane tuttora alla base della lavorazione della gomma. La gomma vulcanizzata presenta maggiore resistenza ai cambiamenti di temperatura, alle abrasioni, agli agenti chimici e all'elettricità rispetto alla sostanza non trattata. Riciclo degli scarti Subito dopo l'invenzione degli pneumatici, avvenuta nel 1877, l'industriale statunitense Chapman Mitchell diede inizio a un nuovo settore dell'industria della gomma, introducendo un metodo per il riciclo degli scarti. Questo processo prevedeva l'uso di acido solforico a caldo per distruggere il tessuto contenuto negli scarti, che venivano poi riscaldati e incorporati a gomma grezza. Intorno al 1905 il chimico statunitense Arthur Marks propose un nuovo metodo di riciclo, basato sull'impiego di elementi basici, che permetteva di usare maggiori quantità di scarti di gomma senza compromettere la qualità del prodotto finale. Negli anni successivi lo statunitense George Oenslager, studiando il problema del riciclo, scoprì che alcuni composti organici come l'anilina e la tiocarbanilide acceleravano sensibilmente il processo di vulcanizzazione, migliorando la qualità del prodotto finale. Un'importante innovazione si ebbe dieci anni dopo, con l'invenzione di un forno che venne usato per valutare il deterioramento della gomma e che poteva riprodurre in pochi giorni il logorio provocato da anni di normale uso. Ciò permise di studiare la natura degli agenti responsabili dell'invecchiamento e di scoprire il ruolo negativo svolto dall'ossigeno atmosferico. Si comprese che l'aggiunta di specifici agenti antiossidanti, sia alla gomma dura (ad esempio gli pneumatici) sia a quella morbida (ad esempio guanti e tubature), poteva migliorare sensibilmente la qualità del prodotto.
Moderni processi produttivi
Nell'attuale produzione di
articoli in caucciù, la gomma grezza viene dapprima miscelata ad
altri ingredienti, quindi, secondo le diverse esigenze, viene
applicata a una base (ad esempio un tessuto) oppure plasmata
direttamente. Al termine del processo, l'oggetto rivestito o
modellato viene posto in uno stampo e sottoposto a
vulcanizzazione. Dalle
piantagioni di Hevea la gomma grezza giunge per lo più
sotto forma di fogli, lastre o pani e solo in alcuni tipi di
lavorazione viene usato il latice non ancora coagulato. La gomma
riciclata, trattata con basi per 12-30 ore, può essere invece
usata come adulterante della gomma grezza, riducendo il prezzo,
ma anche la qualità dell'articolo finito. Ingredienti Per la maggior parte
delle applicazioni la gomma grezza è mescolata con vari
ingredienti che ne modificano le caratteristiche. Composti come
il gesso in polvere, il carbonato di calcio e il solfato di bario
induriscono la gomma senza aumentarne la resistenza, al contrario
di sostanze come il nerofumo, l'ossido di zinco, il carbonato di
magnesio e varie argille. Per conferire il colore desiderato si
usano pigmenti quali l'ossido di zinco, il litopone e numerosi
coloranti organici. Oli, cere, catrame di conifera e acidi grassi
sono spesso usati per ammorbidire la mescola e permettere una
migliore amalgamazione degli ingredienti. Il principale agente vulcanizzante è lo
zolfo, talvolta addizionato con piccole quantità di selenio e
tellurio. Nella vulcanizzazione a caldo, l'elemento viene
macinato e aggiunto alla gomma insieme agli altri ingredienti. La
percentuale di zolfo varia dal 2,5% nelle gomme morbide, al 50%
in quelle dure. Nella vulcanizzazione a freddo, usata per
produrre guanti e altri oggetti sottili, il manufatto viene
esposto a vapori di cloruro di zolfo, S2Cl2. Come agenti
acceleratori della vulcanizzazione vengono usati sia ossidi
metallici, come la biacca e la calce, sia diversi tipi di ammine.
Masticazione Prima di
essere mescolata con altri ingredienti, la gomma grezza viene
sottoposta a un processo detto di masticazione, che ha lo scopo
di renderla soffice, morbida e viscosa. Un tempo venivano usati
speciali mulini costituiti da due rulli d'acciaio che, ruotando a
diversa velocità, rompevano i pani di gomma e li impastavano. La
temperatura veniva controllata per mezzo di acqua fredda o di
vapore. Dal 1920 sono stati introdotti i plastificatori di
Gordon, costituiti da una ruota elicoidale che viene fatta
ruotare con velocità variabile all'interno di un cilindro (coclea),
generando per attrito una temperatura di 180 °C circa: l'azione
meccanica e il calore riducono la gomma nelle condizioni di
viscosità desiderate. Mescola
Dalle macchine masticatrici la gomma viene trasferita nelle
mescolatrici, costituite da una coppia di cilindri che ruotano in
direzioni opposte. Macchine mescolatrici chiuse vengono usate
nella produzione di soluzioni di gomma e di mastici, che richiede
l'aggiunta di solventi; nella maggior parte dei casi, comunque,
gli ingredienti vengono mescolati a secco. Calandratura La gomma grezza, una
volta mescolata agli altri ingredienti nelle macchine
mescolatrici, subisce il processo di calandratura o di
estrusione, secondo l'uso a cui è destinata. Le calandre vengono
usate nella produzione di fogli di gomma lisci o lavorati (ad
esempio recanti impresso il disegno del battistrada di uno
pneumatico). Sono costituite da tre o cinque rulli dello stesso
diametro; lo spazio tra un rullo e l'altro e la loro velocità
sono regolati in funzione delle caratteristiche del foglio che si
vuole ottenere. Prima della vulcanizzazione, la gomma calandrata
può ancora essere modellata. Estrusione Il processo di
estrusione, che permette di ricavare strisce di gomma piatte,
tubolari o di altre forme, viene usato nella produzione di
tubature e di guarnizioni per porte e finestre. Vulcanizzazione A fabbricazione
completa, la maggior parte degli oggetti di gomma viene
sottoposta a vulcanizzazione in condizioni di temperatura e
pressione elevate. In alcuni casi gli oggetti vengono
vulcanizzati in stampi premuti da presse idrauliche; in altri
casi vengono sottoposti a una pressione di vapore interna o
esterna durante il riscaldamento. Ad esempio, i tubi da giardino
vengono rivestiti di piombo e vulcanizzati facendo passare al
loro interno vapore ad alta pressione: in questo modo il tubo
viene premuto contro il rivestimento di piombo che, a processo
ultimato, viene rimosso e riciclato per fusione. Gommapiuma e latice La gommapiuma
viene prodotta direttamente dal latice per emulsione con altri
ingredienti e trattamento in apposite macchine. Il composto
schiumoso ottenuto nella fase intermedia della lavorazione viene
versato negli stampi e sottoposto a vulcanizzazione. Immergendo una forma di porcellana o di
gesso in una soluzione concentrata di latice si possono
realizzare numerosi oggetti, ad esempio guanti e vari giocattoli.
Il sottile strato di latice depositato viene sottoposto a
vulcanizzazione a freddo prima di essere rimosso. Usi La gomma non vulcanizzata viene
usata per produrre mastici, adesivi, isolanti e suole delle
scarpe. Molto più diffusa invece è la gomma vulcanizzata che,
grazie alla elevata resistenza all'abrasione, è adatta alla
produzione dei battistrada per pneumatici e dei nastri
trasportatori; con le gomme più dure vengono invece costruite
tubature in grado di sopportare il passaggio di sostanze abrasive.
La flessibilità della gomma viene
sfruttata nella fabbricazione di tubi e rulli per presse da
stampa; l'elasticità, invece, permette di costruire supporti
capaci di assorbire gli urti e ridurre le vibrazioni. La gomma è
impermeabile ai gas, perciò viene usata per costruire oggetti
gonfiabili e tubi per l'aria compressa; poiché resiste anche
all'acqua e ad alcuni liquidi organici, viene impiegata per
impermeabilizzare gli abiti e per rivestire serbatoi e autobotti.
L'elevata resistenza elettrica, inoltre, la rende utilizzabile
come materiale isolante. Produzione
della gomma
La coltivazione degli alberi della gomma ebbe la massima
espansione negli anni immediatamente precedenti la seconda guerra
mondiale. Prima della distruzione avvenuta durante il conflitto,
le piantagioni coprivano complessivamente quasi quattro milioni
di ettari, distribuiti nelle regioni dello Sri Lanka, della
Malesia e dell'attuale Indonesia.
L'improvvisa carenza di materia prima verificatasi al termine
della guerra, da un lato rese evidente l'importanza economica e
politica della gomma naturale, dall'altro stimolò la ricerca di
prodotti alternativi, in particolar modo di gomma sintetica. Nel
1990 la produzione mondiale di gomma ha raggiunto la quota di 15
milioni di tonnellate, circa la metà delle quali sono di origine
sintetica.
Ogni sostanza prodotta artificialmente che abbia proprietà
chimico-fisiche simili a quelle del caucciù può essere
considerata una gomma sintetica. Si tratta di polimeri, ottenuti
per concatenazione di piccole molecole, dette monomeri, in genere
di idrocarburi insaturi. Anche la gomma sintetica può essere
sottoposta a un trattamento finale di vulcanizzazione.