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LE PAROLE DEI PROBLEMI Uno dei maggiori scogli che incontriamo nella pratica quotidiana della matematica è, soprattutto nel II ciclo, la risoluzione di problemi a più operazioni. Alcuni alunni presentano difficoltà nel costruirsi un percorso "logico" (e sono quelli che possiamo aiutare), altri difficoltà nel ricollegare la situazione data ad altre precedenti (ed in parte possiamo intervenire anche su di loro), per un gruppetto le difficoltà sono di ordine tecnico (superabili quindi con un maggior esercizio operativo), ma molto spesso l'impossibilità di porsi positivamente di fronte ad un problema a due o più operazioni deriva da incapacità di tipo linguistico. Parte dell'addebito va agli adulti che, su libri di testo, sussidiari, eserciziari, formulano testi confusi, sintatticamente poco chiari, non lineari a livello di logica. Parte dell'addebito va all'uso, imperante nella nostra scuola, di stentare a riconoscere le notevoli evoluzioni della lingua e quindi di utilizzare termini più idonei a dotte disquisizioni dell'Accademia della Crusca che ad interpretazioni e "traduzioni" di bambini di 8 - 10 anni, nati e cresciuti davanti ad una televisione che utilizza frasi minime, codice linguistico ristretto, slang di derivazione anglosassone e sintassi non completa (gli ettari di terreno incolti...che cosa saranno mai? Il salario e la retribuzione di un operaio hanno qualche cosa a che fare con la busta paga del babbo?...). Parte - l'ultima e l'unica su cui noi, come docenti, possiamo intervenire - è quella dell'uso che viene fatto all'interno della classe di questa condizione linguistica, logica e..."problemica", né possiamo ribattere la palla in campo ai colleghi di lingua: la trasformazione linguistica è parte integrante del processo logico che porta alla formazione dei concetti specifici nelle varie scienze e quindi la verifica della comprensione dei termini utilizzati e la verifica dell'avvenuta acquisizione di un linguaggio specifico appropriato sono i due binari "linguistici" su cui si deve, parallelamente, correre per ottenere, anche in ambito matematico, un'ottimizzazione dei risultati. Una delle strategie che si possono mettere in uso, valida sia per compensare i disagi linguistico-culturali, sia per favorire la nascita e/o la crescita del pensiero critici, in quanto implica delle scelte motivate, sia ancora per cercare di eliminare, o almeno attenuate la "paura della matematica", è quella dell'invenzione del problema da parte del bambino stesso. Invenzione, però, che deve essere motivata e motivante, non casuale e fine a se stessa, ma strutturata, spontanea e non spontaneistica. "Smontare" un problema nelle sue parti significanti implica comprendere come è fatta la sua struttura (e quindi anche quella di tutti gli altri problemi appartenenti alla stessa "classe", anche se linguisticamente differenti). Decidere di inventare un problema che rispetti una data successione aritmetica, ad esempio x x + , coinvolge gli alunni in un'attività globale, dove l'aritmetica diventa solo uno degli aspetti (e neppure il più importante), dove la logica del pensiero e la ricerca linguistica vengono supportate dal bisogno insito nel bambino di parlare di sé, della propria esperienza. All'inizio si decide insieme il "titolo", cioè il campo esperenziale, l'universo in cui ci si vuole muovere: il titolo può essere un luogo (la fattoria), una categoria (i gatti) o una situazione (in classe). Deciso "dove siamo", oppure "di che cosa stiamo parlando" (importante anche perché il bambino diventa padrone del campo: è la sua esperienza - reale o fantastica - che interagisce con la logica, non c'è un intervento dall' "alto", ma una continua e costante ricerca personale) si passa a delineare la situazione problematica. Ho dei dati in relazione fra di loro e posso, anche senza utilizzare alcun numero, "giocare" a scoprire e ad analizzare queste relazioni. Da questa analisi scaturisce la soluzione (logica o anche aritmetica) e, per chiudere il cerchio, manca solo il racconto della situazione con le PAROLE. Parole che partono, però, dal bambino, codici familiari e colloquiali, con utilizzo intenso del discorso diretto, delle onomatopee, delle esclamazioni. Parole per noi adulti meno "belle", ma senz'altro più efficaci e soprattutto più significanti per il bambino. TARA - LORDO - NETTO Un giorno sono andata in merceria e ho visto una che gridava: " Mutandeeeee! MUTANDE ROSSE, BLU, VERDI, GIALLE, BIANCHE, ROSA E ARANCIONI! A CUORI, A POIS, A STELLINE ED ASTERISCHIII! Io decisi di andare a guardare ( anche se, francamente, di mutande color arcobaleno e a cuori rossi trafitti, non me ne importava un " fico secco"). Ad un certo punto mi avvicinai al banchetto delle mutande e a un certo punto una mutanda col pizzo rosa saltò fuori dal banchetto e disse: Ed allora un esercito di mutande (oltretutto armate fino " all'elastico") assalì la gente che era nelle vicinanze del mercato. Io allora intervenni "MALEDETTE MUTANDE CHE NON SIETE ALTRO! ORA VI ACCHIAPPO ! ! ! AH, AH, AH! POI VEDRETE CHE FESTA ! Una vecchietta urlò : "Voi, venite qui, SCIAGURATE ! MA CHE DIAVOLERIA E' QUESTA ! strepitò muovendo l'ombrello Allora dissi ( io) : BASTAAAAA !Se volete dirmi perchè vi state ribellando io potrei aiutarvi ! Il capo MUTANDUS FICCUS PIZZETTUS (NORMALMENTE CHIAMATO M.F.P.) disse: - Perchè noi non vogliamo essere escluse! SONO 5 ANNI che chiediamo di sapere quanto pesiamo, perché noi ci manteniamo sempre in linea! GUARDA COME SIAMO SNELLI ! Con barrette PESOFORMA, tutto è possibile! Però non abbiamo bisogno di una bilancia, ci basterebbe fare 3,0 - 0.9, perchè : 3,0 è il peso lordo, cioè di tutt... - Non me lo dire! - Dissi io - Me l'hanno già insegnato a scuola! - Va bene! E allora 0,9 è il peso tara! - OK! Però io non son capace a fare le operazioni! Faccio un salto a casa e prendo il mio clone privato della Maestra Gabriella e te lo mando Allora guardai nell'armadio e dappertutto, e infine "la" trovai in soffitta. Allora andammo al mercato e la MIA Maestra Gabriella disse : - Tre me - no ze - ro vir - go - la no - ve fa... du -e vir - go -la u - no!- - Bene, adesso sapete quanto pesate, ed è finita la storia ! |